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Smart building: le nuove frontiere e le sfide da vincere post Covid-19

Il concetto di smart building, di edificio intelligente, non è di questi giorni. Risale ad almeno 40 anni fa, anche se allora si preferiva la definizione intelligent building. Ciò che, però, lo rende particolarmente attuale oggi è l’insieme di due fattori che si sono integrati strettamente e che ne condizionano caratteristiche e linee di sviluppo. Il primo è la digital transformation, declinabile in miriadi di applicazioni su una scala che va da quella domestica con i sistemi di smart home a quella aziendale che si esprime nel digital workplace e nel Digital Twin, il gemello digitale del building che facilita la progettazione, la realizzazione e la gestione evoluta dei processi di facility management, fino a una dimensione ancora più ampia che coinvolge le smart city, una città dove si mettono a sistema informazioni e servizi. Il secondo fattore determinante riguarda l’avvento del Covid-19 che ha portato con sé un nuovo ridisegno dei modelli di lavoro, nonché il bisogno di definire politiche di compliance in linea con la normativa in materia di distanziamento sociale e contenimento dei contagi.

 

Il ruolo fondamentale dell’IoT nello smart building

Quanto delle soluzioni adottate per il social distancing resterà anche nel next normal è ancora da vedere e rappresenta una delle sfide a cui le aziende devono essere in grado di rispondere sin da ora. Di certo vi sono tecnologie che, in maniera trasversale a tutti gli ambienti smart (a cominciare dagli smart building), domineranno nei prossimi anni. Al primo posto si collocano i dispositivi e le architetture IoT (Internet of Things) i cui versanti di impiego ormai spaziano dalla gestione intelligente di luci, condizionamento e riscaldamento a quelli della manutenzione predittiva e della gestione degli edifici e degli spazi di lavoro, un fenomeno “disruptive” per il mondo immobiliare che oggi riesce ad abilitare e rivoluzionare il concetto di fruizione del building e delle città verso un modello di space as a service. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2020 le connessioni IoT in Italia erano pari a 93 milioni. In totale, si tratta di un mercato del valore di 9 miliardi di euro che, seppure in lieve calo (-3%), proprio nello smart building ha fatto registrare uno dei pochi settori in crescita (+2%).

 

Il boom dello smart working come causa di “falsi positivi”

L’Osservatorio, a proposito dello smart building, si focalizza in particolare sui sistemi di videosorveglianza e su quelli legati alla gestione dei consumi energetici all’interno degli edifici. In realtà, l’importanza dello smart building come approccio complesso e articolato che comprende attività di facility management e framework di governo del modern workplace sta manifestando solo adesso tutta la sua dirompente potenzialità. L’aumento esponenziale dello smart working nel corso del 2020, che ha visto passare solo in Italia da circa 500 mila a oltre sei milioni i lavoratori a distanza, ha creato quelli che potremmo chiamare “falsi positivi”. Per un verso, infatti, ha dato l’impressione che il lavoro agile dovesse svuotare per sempre uffici e spazi aziendali, per l’altro è stato considerato come un fenomeno passeggero che sarà accantonato con il venir meno della pandemia. Le novità come l’ottimizzazione degli spazi aziendali, il contingentamento degli accessi per scopi sanitari o la reception virtuale potrebbero essere ritenute non più necessarie qualora l’emergenza dovesse rientrare, tuttavia difficilmente torneremo a lavorare come prima. Una delle prospettive più interessanti è il passaggio da uffici headquarter a quello di Hubquarter, dove le aziende possono mettere a disposizione un hub di esperienze e rivitalizzare i propri spazi, svuotati dal covid.

 

Lo smart building al centro dell’employee empowerment

La verità che sta emergendo è che lo smart building sarà al centro dell’esperienza diffusa di employee empowerment, che mette al centro la produttività e il benessere delle persone, invece del luogo in cui vengono svolti i loro compiti. Che si trovino a casa, in ufficio, all’aperto o in un coworking, i lavoratori dovranno essere posti in condizione di utilizzare un digital workplace senza soluzione di continuità. I facility manager, in tal senso, non avranno solo l’onere di ritagliare addosso a questa esigenza degli smart office che coniughino sicurezza, flessibilità e monitoraggio degli accessi, ma anche modelli con cui raccogliere behaviour e livelli di engagement di coloro che si trovano in un determinato luogo. Il che significa che le piattaforme in cui confluiscono tutti i dati provenienti dai dispositivi IoT, oltre a occuparsi di manutenzione e di corretta tracciabilità nell’erogazione dei servizi accessori, serviranno a ottimizzare l’employee experience attraverso un approccio smart che passa anche da edifici a misura d’uomo.

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