Lavoro. Istituzioni e Aziende insieme per lanciare l’Hubquarter Ecosystem
«Il progetto HUBQUARTER nasce dalla riflessione sulla transizione del digitale, della sostenibilità ma anche della flessibilità dei luoghi di lavoro. Le aziende sostenibili sono e saranno soltanto quelle che investiranno proprio nella trasformazione del lavoro e delle sue infrastrutture. Il progetto, dunque, significa transitare dal concetto di headquarter a quello di HUBQUARTER: niente più spostamenti chilometrici tra casa e ufficio ma neanche lo “smartworking” rimanendo a casa, bensì una terzia via, quella di un lavoro diffuso, con il quale si può lavorare ed apprendere ovunque», queste le parole di Daniele Di Fausto, CEO di eFM e founder di Venture Thinking, nel presentare la tavola rotonda sul progetto HUBQUARTER che si è tenuta oggi alla Luiss Guido Carli di Roma - all’interno della giornata finale dei CEOforLIFE Awards 2022 - promossa da eFM e Fondazione Venture Thinking. Un evento che ha messo in dialogo i Ceo e gli amministratori delegati delle aziende italiane leaders nel settore e i maggiori rappresentanti del Governo italiano e del Comune di Roma.
«Ci siamo resi conto – ha spiegato Di Fausto - che le possibilità di una terza via sono reali in praticamente tutti i comuni italiani e ad oggi abbiamo già 40mila persone che lavorano in HUBQUARTER distribuiti in ben 8mila siti sul territorio. Abbiamo inoltre già appurato che chi lavora con questa terza via ha un tasso di engagement molto più alto e stiamo già ricevendo le richieste dei comuni, sempre più numerosi, di entrare in questo sistema, proprio perché ci si rende conto che l’HUBQUARTER altro non è un’infrastruttura diffusa, capace di fare rete e migliorare il lavoro come mai prima d’ora».
Sono stati dunque presentati i quattro step di adesione al progetto HUBQUARTER. Innanzitutto con lo “Starter”, pensato per le aziende che faranno parte di una ricerca sui loro stessi immobili, per comprendere lo stato dell’arte delle loro potenzialità. Dopodiché lo step “Silver”, pensato per le aziende non ancora pronte ma che potranno inviare i loro dipendenti in altre realtà. Poi il “Gold”, per chi ha un eccesso di spazi e immobili e lo potranno così rivalorizzare per condividerlo. Infine, un mix tra i due step precedenti, ovvero il “Platinum”, per le aziende che vorranno investire sui propri spazi mettendoli in condivisione ma allo stesso tempo inviando all’estero i dipendenti.
L’obiettivo è dunque quello «di migliorare e tutelare la vita all’interno di tutti i sistemi, da quelli politici a quelli aziendali ed economici e finanziari», come ha spiegato invece Giordano Fatali, Fouder di CEOforLife. «In questi giorni CEOforLife – ha sottolineato -ha creato dialogo tra CEO, quindi decision maker, istituzioni nazionali e locali e le nuove generazioni e proprio il progetto HUBQUARTER risponde a questo obiettivo».
Gli obiettivi e le prospettive del lavoro diffuso su una città come Roma sono stati illustrati, nel corso della tavola rotonda, dai rappresentanti locali intervenuti. HUBQUARTER, infatti, andrà a rispondere «alla disarticolazione delle relazioni di lavoro, agli enormi costi della mobilità, ma anche alla necessità delle persone di continuare a fare rete e comunità», come ha spiegato Mauro Bonaretti capo Dipartimento per la mobilità sostenibile del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile. Riorganizzare il modo di vivere in ottica sostenibile «ma anche economica e lavorativa è una necessità impellente per Roma», ha aggiunto Maurizio Velloccia, assessore all’Urbanistica del Comune di Roma. «Dobbiamo rispondere al post-pandemia – ha spiegato - per rendere le nostre metropoli flessibili e reattive, soprattutto per quanto riguarda la razionalizzazione delle risorse e la loro semplificazione. Pensiamo per esempio alla rivalorizzazione delle infrastrutture di periferia o a quelle in disuso». HUBQUARTER, dunque, può rispondere «alle esigenze di una città come Roma che – come ha illustrato Andrea Catarci, Assessore al Decentramento, alla Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti di Roma Capitale - conta oggi oltre 700mila residenti oltre il Grande Raccordo Anulare e che dunque sfugge all’ormai superata concezione del centro come fulcro nevralgico del lavoro e dell’economia della città».
Per quanto riguarda il punto di vista delle aziende sono intervenuti Andrea Quacivi, Ceo di Sogei; Paolo Gencarelli, Head of Group Real Estate, Poste Italiane; Roberto Pellegrini, CEO Media Trade Company / The Map Report. «Creare inclusività e collaborazione è l’imperativo del quotidiano per noi aziende, perché l’elemento principale con il quale noi possiamo favorire il lavoro agile ad un nostro dipendente è renderlo consapevole di ciò di cui fa parte, anche con una responsabilità attiva. Il lavoro diffuso va in questa direzione e il progetto HUBQUARTER può favorire questa “serenità” lavorativa», ha spiegato Quacivi. «Oggi – ha aggiunto invece Gencarelli - abbiamo da una parte infrastrutture non idonee, tanto da stare in call anche quando siamo in ufficio, e dall’altra lo smartworking che ci relega dentro le mura di casa. Una soluzione può essere la Real Estate, ma la sfida più grande sarà “togliere” le persone da casa, dunque c’è la necessità del co-working per creare comunità vicine che possano garantire velocità, immediatezza, prossimità ma anche qualità, dunque con spazi accessibili, sempre connessi e dove si può fare rete con altre aziende». Gli spazi di lavoro «sono sempre indispensabili, per il confronto quotidiano e le relazioni personali e dunque questa importanza delle infrastrutture può essere recuperata, mantenendo il lavoro agile, proprio con la diffusione del lavoro», ha aggiunto Pellegrini.
La questione infrastrutture, però, va di pari passo con quella culturale, come sottolineato nel secondo panel della giornata, con gli interventi di Guido Stratta, Direttore People & Organisation di Enel Group; Filippo Contino, Chef People Management & Compensation, Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane; Emiliano M. Cappuccitti, Direttore risorse umane di Coca Cola HBC. «Innanzitutto – ha spiegato Stratta - noi manager dobbiamo dare l’esempio perché fatti, comportamenti, azioni fanno la differenza e contestualmente all’adesione al sistema HUBQUARTER è importante ragionare in termini culturali, dando l’esempio in primis come manager». Una cultura «diversa di approccio al lavoro – secondo Contino – per far interagire tra loro le persone ma anche gli stessi mercati, anche solamente se pensiamo a come far convivere i vari tipi di trasporti su strada, rotaie, mare e aereo e far diventare tutte le infrastrutture sostenibili e luoghi di interazione con le città dove sono ospitate». Tra gli esempi di ripensamento degli spazi e del lavoro anche quello di «riapertura di centri precedentemente chiusi con una nuova mission – come ha evidenziato Cappuccitti - ma anche un approccio diverso alle nuove generazioni, non più standardizzato quindi uguale per tutti, ma diversificato e personalizzato per valorizzare le diverse peculiarità e formazione dei lavoratori». Prima delle conclusioni finali l’intervento di Marco Bentivogli, coordinatore nazionale presso Base: «HUBQUARTER è una soluzione convincente e sostenibile ed è ad oggi una soluzione concreta e già disponibile per essere attuata», dunque fondamentale per porre in essere, come ha spiegato, «quei processi di innovazione che sono anche processi di condivisione. Ecco perché – ha aggiunto - per introdurre un nuovo modo di lavorare bisogna pensare nuovi luoghi e nuovi spazi, altrimenti il lavoro del futuro rimarrà imbrigliato delle infrastrutture antiche».
«Un esempio concreto della peculiarità del lavoro diffuso e condiviso è proprio il tavolo di oggi – ha concluso Daniele Di Fausto – se pensiamo che le aziende presenti oggi, in totale, contano circa 200mila dipendenti mentre il solo Comune di Roma più le municipalizzate altre 400mila. In più – ha aggiunto Di Fausto – l’idea è quella di connettere sale meeting in disuso dei privati, sull’esempio del Governo che ha previsto, tramite il PNRR, di mettere in connessione almeno 100mila aule di scuola. Se progettiamo la stessa cosa con gli spazi delle aziende avremmo delle opportunità enormi con un’infrastruttura diffusa, sostenibile, integrata e sempre connessa. Le condizioni sociali, economiche e urbanistiche attuali – ha continuato – non ci permettono di costruire da zero o ricostruire, ma sicuramente di rivalorizzare ed è qui che dobbiamo concentrare tutti gli sforzi».