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Gli “Smart Contract” per abilitare lo "Space as a Service"

In questo momento storico il facility management sfrutta le tecnologie e le piattaforme IoT per monitorare e gestire building e, più in generale, asset. Questo vuol dire tenere sotto controllo gli aspetti più disparati: dalla manutenzione programmata a quella preventiva. Dal monitoraggio degli ordini di lavoro a quello dei contratti di garanzia e quelli con accordo e imprese di servizi.

Il facility management è chiamato a garantire la piena disponibilità del building per tutte le attività per le quali è stato pensato e costruito. Inoltre analizza costantemente le condizioni di funzionamento dello stesso, evidenziando criticità e attivando all’occorrenza tutti gli interventi del caso.

Le potenzialità dell’Internet of Things giocano un ruolo chiave nell’ampliamento delle possibilità del facility management. Ma anche nella velocizzazione del controllo dei processi di cui sopra. Allo stesso tempo, proprio il facility management è destinato a rivestire un ruolo sempre più strategico avendo un impatto sul benessere e sulla produttività delle persone che abitano e lavorano nello spazio.

Col crescere di dati in entrata, aumenta anche la capacità di conoscere un ambiente e di attivare gli strumenti attraverso cui erogare un servizio. Le informazioni provenienti dai dispositivi IoT permettono inoltre di sviluppare analytics e insights di varia natura e con molteplici possibilità d’uso: da quelle legate all’aumento della disponibilità dei luoghi a quelle che entrano più direttamente nel campo dell’analisi predittiva e che sfociano nell’adaptive real estate: la capacità degli edifici e dei servizi di adattarsi alle esigenze rilevate dai comportamenti delle persone che vivono quegli spazi. 

 

Facility management, smart contracts e space as a service

Il termine “smart contract” viene utilizzato per descrivere varie tipologie di trasposizione o traduzione in codice di un contratto di tipo tradizionale. Lo smart contract è dunque un codice digitale che deve essere associato a una grande quantità di dati. In questo modo può controllare autonomamente che si verifichino determinate condizioni messe nero su bianco e, successivamente, può eseguire azioni conseguenti.

Lo smart contract da questo punto di vista può essere paragonato a una specie di verifica automatica di dati normati all’interno del contratto. Le parti sono dunque chiamate soltanto a inserire una serie di informazioni e regole condivise, lasciando poi che il sistema gestisca il building: monitorando le sue condizioni, incrociandole con le regole di riferimento e attivando azioni e interventi concordati in caso di bisogno.

Come è facile immaginare, la tecnologia smart contract si sposa alla perfezione con le esigenze del facility management: tanto in termini di efficienza e sicurezza, quanto in termini di trasparenza e affidabilità. La sperimentazione di nuovi metodi di facility management che sfruttino gli smart contract permette inoltre di muoversi verso un approccio space as a service, secondo cui lo spazio viene utilizzato in modo flessibile, come un servizio, invece di essere acquistato o affittato a lungo termine. In questo caso gli smart contract tornano utili per automatizzare in maniera intelligente le transazioni tra gli attori coinvolti e la gestione degli spazi e dei servizi. 

“La logica del pay for availability è soltanto un primo passo – commenta Giuseppe Capicotto, General Manager eFM – Lavoriamo in una logica di flessibilizzazione degli spazi e di servitization del patrimonio immobiliare. Vogliamo abbandonare la visione monolitica del patrimonio immobiliare. Possiamo costruire contratti digitali basati sugli eventi, mettendo il cliente nella condizione di acquistare un servizio correlato alla disponibilità degli spazi”.

 

Vantaggi e benefici per tutta la filiera

Per ottenere una reale implementazione tra facility management e le tecnologie descritte nei capoversi precedenti è necessario lo sviluppo di piattaforme in grado di mettere in correlazione domanda e offerta dei servizi, secondo una modalità che sia digitale e smart.

“Con eFM abbiamo sviluppato una piattaforma, MYSPOT, che è una specie di marketplace dei servizi – prosegue CapicottoEffettuiamo un matching tra domanda e offerta, superando le barriere più frequenti e contemporaneamente attiviamo lo smart contract che verrà poi gestito direttamente all’interno della piattaforma”.

L’innovazione digitale applicata al mondo del facility management garantisce la più classica delle situazioni win-win. Il service provider è nella possibilità di ottenere credito certo per i servizi erogati. Allo stesso tempo chi paga per la disponibilità di spazi e servizi può godere a pieno del building, secondo tutti i criteri definiti in ambito contrattuale.

Infine una corretta applicazione degli smart contract in ambito facility management impedisce tutte quelle situazioni di deterioramento del servizio che spesso scattano automaticamente nel momento in cui non vengono rispettati a pieno determinati termini contrattuali. E, garantendo un livello di qualità degli spazi, finiscono anche col contribuire ai criteri di disponibilità sociale secondo il Goal 8 “Decent Work” degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dalle Nazioni Unite.