Building 4.0: servizi e dati in linea con le logiche ESG
L’espressione Building 4.0 identifica il percorso di trasformazione digitale del settore immobiliare. Il digitale funge da fattore abilitante di un fenomeno il cui fine va ben oltre la semplice massimizzazione dell’efficienza dei servizi e abbraccia lo sviluppo di nuovi modelli operativi e di business, con un parallelo molto forte rispetto all’altro ‘fenomeno 4.0’ di chiara fama, quello dei processi industriali. Building 4.0 si basa su alcuni pilastri di natura tecnologica, tra cui l’automazione e l’interconnessione dei sistemi mediante il ricorso alle piattaforme IoT, ma è soprattutto la centralità del dato e la sua valorizzazione ad aprire nuove prospettive a livello di business, di ottimizzazione gestionale, di riduzione dei rischi e di compliance. Soprattutto, Building 4.0 non significa solo conoscenza e ottimizzazione dell’infrastruttura e dei servizi che la rendono operativa, ma anche dell’esperienza di chi il building lo ‘vive’ quotidianamente, da cui ulteriori opportunità di ottimizzazione con impatti tangibili sulla produttività, sul benessere e sulla sostenibilità.
Lo stretto rapporto tra Building 4.0 e criteri ESG
Qual è dunque il rapporto tra un fenomeno data-driven come il paradigma building 4.0 e i temi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance che rientrano nell’acronimo ESG - Environmental, Social, Governance? Come doverosa premessa, si può affermare che ESG sia ormai un metro fondamentale per la valutazione delle imprese e, soprattutto, un criterio guida per gli investimenti. Da anni, infatti, il concetto cardine di valutazione complessiva dell’impresa va oltre le performance e le prospettive economiche, abbracciando i modelli di governance nonché gli impatti sociali e ambientali dell’attività d’impresa. Ecco perché le aziende – così come i cittadini e i consumatori – sono sempre più sensibili rispetto a questi temi, ed ecco perché framework e rating ESG ispirano scelte strategiche di alto livello e decisioni operative, all’interno del cui macrocosmo rientrano anche tutte quelle relative all’impiego del patrimonio immobiliare.
Sulla base di queste premesse, il rapporto tra Corporate Real Estate e universo ESG è ricchissimo di sfaccettature. Ma alla base ci può essere una cosa sola: il dato. Ecco perché building 4.0 ed ESG sono concetti confinanti e sinergici: solo disponendo di metriche, informazioni e dati certi provenienti dal building, da chi lo vive e da tutto il macrocosmo dei servizi, il Corporate Real Estate può dimostrare compliance rispetto a logiche e principi ESG, ma anche sviluppare e organizzare servizi coerenti con i valori della sostenibilità ambientale e del miglioramento dell’impatto sociale.
La sinergia completa tra digitale e criteri ESG
La sinergia tra digitale e ESG tocca tutte le componenti del paradigma Environmental, Social & Governance: per quanto concerne l’ambiente (E), rispetto al quale l’imprenditoria deve mostrarsi sempre più responsabile e rispettosa, il dato del building 4.0 è ciò che – al tempo stesso – dimostra e indirizza scelte rivolte al rispetto della sostenibilità ambientale in tema di manutenzioni, climatizzazione, sfruttamento dell’energia e molto altro, andando di fatto a combattere gli sprechi e creando un’azienda più solida e rispettosa dell’ambiente in cui opera.
In ambito Social (S), l’automazione e la valorizzazione dei dati potrebbero essere sfruttati per creare ambienti che incidano positivamente sulle condizioni di vita di chi li abita, favorendo sì la produttività, ma anche il benessere e l’engagement. Anche in questo caso, è l’immenso volume di dati che si sprigiona da un building 4.0 a rendere possibile lo sviluppo di ambienti di lavoro sani, con condizioni adeguate, rispettosi delle leggi vigenti e ispirati a valori come l’inclusione.
Tutto ciò, come si può chiaramente notare, tocca in modo diretto anche il terzo elemento dell’acronimo ESG: la Governance. Sotto questo profilo ci si può riferire, a titolo d’esempio, alle attuali esigenze del Corporate Real Estate, che a causa della crisi pandemica sente l’esigenza di flessibilizzare il più possibile il patrimonio immobiliare per ridurre l’esposizione al rischio, cosa che apre di fatto a nuovi modelli di business. Nasce così il concetto di servitizzazione del patrimonio immobiliare, che si associa al valore della sostenibilità puntando alla riduzione degli sprechi. Oppure, si pensi all’impatto del digitale, e in particolare degli smart contract, nei confronti delle relazioni tra tutti i player che si occupano di facility management: uno smart contract su tecnologia blockchain elimina le zone grigie nelle relazioni tra gli attori del sistema, crea automazione, trasparenza e garantisce il rispetto della normativa vigente, oltre all’esecuzione puntuale delle transazioni contrattuali fino alla rendicontazione e al pagamento. Grazie alle potenzialità del digitale, l’azienda può garantire non solo ai suoi dipendenti ma a tutte le persone che gravitano nella sua orbita dignità lavorativa, il rispetto del diritto del lavoro e di tutte le norme di dettaglio che regolano le attività svolte all’interno del proprio perimetro. Tutto, in forma automatizzata, sicura e trasparente.