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eFM

Il generative design per gli spazi di lavoro

Verso gli ecosistemi Intelligenti

Technology is the answer, but what was the question?” Con questa provocazione, l’architetto visionario Cedric Price negli anni ’60 apriva un interrogativo ancora oggi attuale: qual è il vero scopo dell’innovazione? Non è solo questione di strumenti, ma di prospettiva. E nel mondo del design degli spazi, oggi più che mai, questa prospettiva sta cambiando radicalmente.

Il modo in cui progettiamo gli spazi non è più lineare né definitivo. Si sta evolvendo in un processo dinamico, capace di trasformare ambienti statici in veri e propri ecosistemi intelligenti. In questo contesto, il Generative Design rappresenta molto più di una metodologia: è un cambio di paradigma.

All’interno della Service Governance, il Generative Design è lo strumento abilitante che consente agli spazi di evolvere insieme alle persone, ai processi e alla tecnologia. Come afferma Daniele Di Fausto, CEO di eFM, “Il Generative Design consente una rapida esplorazione delle opzioni di progettazione che sfruttano al meglio lo spazio, creando configurazioni che si adattano a varie funzioni e massimizzano il potenziale spaziale”.

Questa nuova forma di progettazione si basa su un dialogo continuo tra sensibilità umana e intelligenza algoritmica. Il designer non impone più una forma, ma guida un processo di esplorazione. Grazie a modelli computazionali evolutivi e algoritmi di machine learning, ogni ambiente viene simulato, testato e ottimizzato in tempo reale, alla ricerca dell’equilibrio perfetto tra funzionalità, costi ed esperienza d’uso.

Tra le caratteristiche chiave del Generative Design:

  • Simulazione continua: gli spazi vengono testati dinamicamente per identificare la configurazione ottimale.
  • Adattabilità: ogni ambiente si riconfigura in base alle esigenze emergenti.
  • Ottimizzazione multi-parametrica: funzionalità, struttura, esperienza e sostenibilità sono analizzate simultaneamente.
  • Automazione progettuale: le varianti progettuali emergono autonomamente, senza intervento manuale.

Con l’ausilio dell’AI, gli ambienti diventano responsivi: uffici che si riorganizzano in base al tipo di riunione, postazioni che si adattano alle esigenze ergonomiche individuali, percorsi interni che stimolano interazioni spontanee tra colleghi. Ma l’ottimizzazione va oltre l’aspetto fisico: l’intelligenza artificiale individua inefficienze nei flussi organizzativi e propone miglioramenti spaziali concreti.

Inoltre, sistemi intelligenti monitorano in tempo reale qualità dell’aria, temperatura e luce, adattandosi alle preferenze personali per garantire comfort e benessere quotidiano. In questo modo, lo spazio non solo ospita, ma interpreta la vita che contiene.

Il valore del Generative Design non risiede nella standardizzazione, ma nell’unicità. Gli algoritmi generano infinite configurazioni, ma a guidare la selezione finale è la cultura dell’organizzazione, il suo stile, i suoi valori. Lo spazio diventa così uno specchio identitario, un habitat fluido che cresce con chi lo vive.

Non è solo questione di efficienza, ma di bellezza funzionale. Pareti mobili, luci che seguono i ritmi circadiani, arredi personalizzabili: la forma diventa espressione dell’adattabilità. È un nuovo linguaggio progettuale, dove l’estetica emerge dalla coerenza tra forma, funzione e flessibilità.

Il Generative Design offre anche risposte concrete alle sfide ambientali. Dalla selezione di materiali sostenibili alla massimizzazione della luce naturale, fino al controllo passivo del microclima, ogni decisione progettuale viene simulata e ottimizzata per ridurre l’impatto e aumentare il benessere. Lo spazio, quindi, non solo consuma meno, ma restituisce valore: salute, attenzione, qualità della vita.

In un mondo dove l’unica costante è il cambiamento, il design non è più un atto conclusivo, ma un dialogo continuo tra spazio, persone e intelligenza artificiale. Il workplace non è più uno scenario fisso, ma un organismo vivo in grado di trasformarsi insieme a chi lo abita. Un’esperienza evolutiva, co-progettata tra sensibilità umana e calcolo algoritmico, per spazi che non solo rispondono, ma anticipano, ispirano e trasformano.

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