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Gli Uffici diventano case

Gli Uffici diventano case

I centri urbani delle principali città americane stanno affrontando una trasformazione significativa. Le strade vuote, gli edifici bui e i negozi chiusi, specialmente durante i weekend, sono diventati una scena comune nei centri delle metropoli come New York, San Francisco e Boston. Questa situazione, accentuata dalla pandemia, ha reso evidente due problemi contraddittori: la carenza cronica di alloggi e l'eccesso di spazi di lavoro vacanti.

La pandemia ha cambiato radicalmente le abitudini lavorative. Il ritorno in ufficio avviene ora prevalentemente in modalità ibrida, con molti lavoratori che preferiscono lavorare da casa almeno un giorno alla settimana. Ad esempio, a Boston, il venerdì è diventato il giorno preferito per il telelavoro, con un tasso di vacanza degli uffici che raggiunge il 73%. Questo cambiamento ha portato molte aziende a ridimensionare gli spazi occupati, contribuendo all'aumento degli uffici vuoti.

Per affrontare questi problemi, diverse città americane stanno lanciando progetti pilota per convertire gli uffici vacanti in abitazioni. New York, Boston, Los Angeles, San Francisco, e altre città, stanno offrendo agevolazioni fiscali e modificando le restrizioni urbanistiche per facilitare queste conversioni. Chicago, ad esempio, ha piani ambiziosi per trasformare un milione e mezzo di metri quadrati di uffici vacanti in alloggi a reddito misto.

I dati sono impressionanti. A New York, il numero degli uffici da riconvertire in abitazioni è quadruplicato negli ultimi tre anni, passando da 12.100 nel 2021 a 55.300 nel 2024, secondo quanto riportato da Massimo Basile su La Repubblica. Questo incremento riflette un aumento esponenziale della disponibilità di spazi vacanti, con 79 milioni di metri quadrati vuoti, equivalenti a 30 Empire State Building. 

Lo stesso fenomeno sta prendendo piede anche in Italia. Ma queste conversioni risolveranno la crisi immobiliare delle grandi città?

"Per prima cosa, gli spazi devono essere aggregati - risponde Daniele Di Fausto, CEO eFM e Founder Venture Thinking - se mappassimo l'intero patrimonio immobiliare delle aziende italiane, semplicemente aprendo l'1% di questi spazi creeremmo la rete di co-working più grande al mondo".

"Questo cambia completamente la nostra percezione del vivere - aggiunge - È necessario però abbandonare la concezione di lavoro isolato e abbracciare un approccio ecosistemico e condiviso. Sto parlando di un'unione tra spazio e comunità che genera tre tipi di impatto:
- economico, con un nuovo modo di mettere in circolo gli spazi esistenti e ridefinire i costi di gestione;
- ambientale, con la redistribuzione dei flussi di lavoro e commuting;
- sociale, con l'integrazione della dimensione di spazio come relazione e esperienza a quella di spazio-contenitore".

 

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