L’estetica e la psicologia dello spazio come vettore di inclusione
eFM al tavolo dei Digital Innovation Days dedicati all’ Universal Design
L’Universal Design, o progettazione universale, è un concetto chiave in architettura e design, che mira a realizzare edifici, prodotti e ambienti accessibili a tutte le persone, indipendentemente da età, abilità fisiche o condizioni sociali. Questo approccio progettuale non solo affronta le barriere fisiche, ma si concentra sull'inclusione sociale e psicologica, creando spazi che favoriscono l'interazione, l'accoglienza e il benessere.
Il termine "Universal Design" è stato coniato dall'architetto Ronald L. Mace dell'Università Statale della Carolina del Nord, per descrivere la progettazione di prodotti e ambienti che siano intrinsecamente accessibili a tutti. L'obiettivo è creare spazi non solo funzionali, ma anche piacevoli e utilizzabili da chiunque, eliminando la necessità di adattamenti successivi.
Il cuore della progettazione universale si fonda su sette principi fondamentali:
- Equità: Progettare per garantire accesso e utilizzo da parte di persone con diverse abilità.
- Flessibilità: Consentire la personalizzazione e l’adattamento degli spazi alle diverse esigenze.
- Semplicità: Rendere l'interazione con lo spazio o il prodotto chiara e comprensibile.
- Percettibilità dell'informazione: Garantire che le informazioni siano accessibili e comprensibili, indipendentemente dalle capacità sensoriali o cognitive dell'utente.
- Tolleranza all'errore: Minimizzare i rischi di errore o incidenti, aumentando la sicurezza.
- Riduzione dello sforzo fisico: Progettare in modo da richiedere il minimo sforzo fisico possibile per l'utilizzo.
- Dimensioni e spazi adeguati: Garantire spazi sufficientemente ampi per l'accesso e l'uso, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche degli utenti.
Questi principi sono applicabili in un'ampia varietà di settori, dall'edilizia ai trasporti, dalle tecnologie informatiche all'ambiente di lavoro, fino alle attività turistiche e sportive.
Durante i Digital Innovation Days, organizzati negli spazi di Talent Garden a Milano, eFM ha portato una riflessione significativa su come la progettazione dello spazio possa diventare uno strumento di inclusione. Secondo Daniele Di Fausto, CEO di eFM, "l'inclusione deve essere un principio di partenza. Attraverso la progettazione degli spazi si può creare un meccanismo di inclusione e coinvolgimento. Lo spazio non è solo un accessorio, ma un veicolo per trasmettere emozioni, per creare un sistema di valori, accogliere, stimolare e incoraggiare relazioni ed esperienze".
Anche Giovanni De Cesare, Human Innovator e Senior Advisor presso PWC e Autogrill, ha sottolineato l'importanza di una progettazione estetica ed efficiente: "Gli spazi devono essere non solo belli, non solo funzionali, ma anche inclusivi". Questa visione amplia il concetto tradizionale di architettura e design, evidenziando come l'estetica possa avere un impatto diretto sulla percezione psicologica e sociale di uno spazio.
Un'altra riflessione interessante è stata offerta da Emiliano Boschetto, PhD Candidate e Senior Manager Innovation & Ecosystem Building di eFM: "La lezione che porto con me da questo incontro è la consapevolezza che i processi di innovazione richiedono due elementi fondamentali: la tecnologia, ma soprattutto la capacità di progettare relazioni inclusive, capaci di generare risonanza nella diversità".
L'evento "Universal Design: Inclusione e Accessibilità in Azienda", organizzato in collaborazione con Innovation Manager Hub, ha visto la partecipazione di importanti esperti e professionisti del settore, tra cui:
- Manuele Vailati, Founder di Innovation Manager Hub
- Massimo De Bari, Vice President | Chief People, Communication, Sustainability & Asset Management Officer presso ELT Group
- Alessandra Raggi, Consultant, Mentor, Author e Adjunct Professor
- Fabio Bortone, Innovation Manager di Reale Mutua
- Daniele Regolo, D&I Ambassador presso Openjobmetis e Founder di Jobmetoo
Il dibattito ha evidenziato come il design universale non rappresenti solo un requisito tecnico, ma un approccio etico e sociale capace di migliorare la qualità della vita di tutti. Le considerazioni emerse sottolineano il potenziale di trasformazione degli spazi fisici e digitali come strumenti di inclusione, valorizzando la diversità e garantendo pari opportunità di partecipazione per tutti gli individui.