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Dal luogo di lavoro al luogo da vivere

Come la Service Governance sta trasformando lo spazio in esperienza.

Chi opera nel Real Estate sa bene che il settore sta vivendo una trasformazione profonda, soprattutto per quanto riguarda gli spazi di lavoro. Non parliamo più semplicemente di luoghi dove si “svolge un’attività”, ma di ambienti che influenzano — e in molti casi determinano — la qualità dell’esperienza professionale. In questa evoluzione, il Facility Management non è rimasto ai margini: al contrario, ne è diventato protagonista.

Secondo il Workplace Index 2025 di Eptura, il ritorno delle persone in ufficio è una realtà consolidata: il numero medio di presenze è quasi raddoppiato negli ultimi tre anni, e il 34% delle organizzazioni prevede un ulteriore aumento. Di fronte a questo scenario, le imprese stanno ripensando i propri spazi, spostando l’attenzione dalla mera funzionalità alla qualità dell’esperienza vissuta dai dipendenti.

La employee experience, una volta percepita come elemento accessorio, oggi è al centro delle strategie aziendali: il 42% delle imprese la considera prioritaria nella propria trasformazione digitale e il 77% prevede di introdurre soluzioni basate su intelligenza artificiale entro l’anno.

Ma cosa significa, davvero, progettare una employee experience di valore?

Non si tratta solo di benefit o smart working. Si tratta di costruire ecosistemi abilitanti, capaci di valorizzare il potenziale umano attraverso l’integrazione di spazio fisico, cultura aziendale, tecnologie digitali e inclusività. È qui che entra in gioco la Service Governance, il nuovo paradigma che collega strategia e operatività, visione e azione, rendendo il workplace una leva concreta per la trasformazione.

Attraverso la Service Governance, ogni metro quadro viene valorizzato non solo in ottica di efficienza, ma anche in termini di sostenibilità e benessere delle persone. Un ruolo cruciale lo gioca l’occupancy, ovvero il dato reale di utilizzo degli spazi, che guida decisioni consapevoli e consente di ridurre gli sprechi, ottimizzare i costi e creare ambienti più funzionali e accoglienti.

Questo approccio non si limita alla teoria: piattaforme come MySpotHub abilitano una gestione dinamica, predittiva e scalabile, grazie all’uso di intelligenza artificiale, digital twin e smart contract. Lo spazio diventa così un ecosistema vivo, capace di evolvere in tempo reale in base alle esigenze delle persone e dell’organizzazione.

Il Facility Management, in questo contesto, si configura come il vero ponte tra i C-Level e l’operatività quotidiana: orchestra persone, dati e tecnologie per dare forma a una nuova cultura del lavoro. Una funzione sempre più ibrida, in grado di unire ingegneria, design, sostenibilità e governance strategica.

Oggi sappiamo che passiamo oltre il 90% del nostro tempo in ambienti chiusi. Ecco perché ogni elemento — dalla luce naturale all’acustica, dalla qualità dell’aria all’accessibilità — influisce direttamente sul benessere e sulle performance. Spazi ibridi, modulari, ergonomici e inclusivi diventano strumenti per generare valore, coinvolgimento e innovazione.

Una workplace strategy efficace non è mai una formula fissa, ma un percorso fatto di ascolto, sperimentazione e adattamento continuo. Non esistono soluzioni universali, ma contesti unici da interpretare. In questo senso, il Facility Management si conferma laboratorio di innovazione organizzativa, capace di leggere i bisogni, anticipare i cambiamenti e guidare una trasformazione autentica.

Perché non si tratta di creare spazi perfetti, ma di costruire ambienti autentici ed empatici, progettati per accogliere la complessità e la diversità come risorse. Significa progettare, mantenere e far evolvere luoghi in cui le persone non solo devono esserci, ma scelgono di esserci.

Mettere la persona al centro non è uno slogan: è una sfida concreta, continua, che distingue le organizzazioni che resistono al cambiamento da quelle che sanno guidarlo.