eFM è uno dei protagonisti della realizzazione del palazzo Green Island, che si erige in viale dell’Oceano Pacifico a Roma e tra i vincitori del premio RĒGULA – 100 Progetti Italiani 2022.
L’edificio è stato raccontato dalla stampa come il primo bosco verticale di Roma, per via degli oltre 1.200 arbusti e alberi, che si sviluppano attorno a un edificio di 13.200 metri quadrati nel cuore del quartiere EUR: una struttura dalla forte impronta ecologica, grazie all’utilizzo di elevati standard architettonici ed impiantistici di ultima generazione. Un ambizioso progetto su cui eFM è stata coinvolta dall’architetto Gennaro Farina titolare di Polis ingegneria, lo studio che ha progettato e diretto i lavori di costruzione del complesso immobiliare.
Il paragone con il celebre esempio di architettura della biodiversità a Milano è però una semplice suggestione. Innanzitutto, perché fa parte di un progetto molto più ampio di ripensamento e ottimizzazione dei costi di manutenzione del verde di una struttura. “Il nostro obiettivo è stato realizzare una facciata verde che rispondesse a principi di sostenibilità passiva perfettamente funzionali – commenta Almudena Mampaso, Landscape Architect del Team Workplace in eFM – Per minimizzare i costi abbiamo studiato la singola esposizione, andando a privilegiare specie che richiedono consumi idrici limitati dell’acqua piovana accumulata”.
Il verde è protagonista assoluto
Un altro elemento distintivo del palazzo Green Island è legato alla sua stessa concezione: posizionare il benessere dell’individuo al centro del progetto, per rendere il fabbricato fruibile anche negli spazi outdoor. Il verde è davvero il grande protagonista dell’edificio: sia all’interno che all’esterno. Il verde circonda interamente l’edificio che si presenta all’occhio dei romani: innovativo dal punto di vista del design, rispetto al costruito esistente nel quadrante sud ovest della Capitale, ma anche in linea con alcuni edifici iconici della zona.
Il Green Island è dotato di quattro ampi giardini d’inverno dove il verde viene percepito sia dall’interno verso l’esterno che viceversa. La grande innovazione concepita nel 2016, per molti inimmaginabile prima della pandemia, è data dagli spazi esterni coperti che saranno usati per lavorare. Sono più di 30 le specie vegetali selezionate per coprire più di 500 metri lineari di balconi.
Molteplici gli elementi presi in considerazione: a partire dall’esposizione di ogni balcone, fino ad arrivare all’età della singola pianta.
“Abbiamo privilegiato le specie sfoglianti – prosegue Mampaso – Nei mesi caldi garantiscono un effetto ombreggiante, aiutando a non surriscaldare l’edificio. Nei mesi freddi invece mantengono soltanto il portamento, lasciando che gli interni vengano raggiunti dalla luce naturale”.
Un progetto all’insegna di sostenibilità ed efficienza
La progettazione e realizzazione di facciate green è soltanto uno degli interventi affidati a eFM nell’ambito di un processo core & shell di demolizione e ricostruzione.
“Siamo partiti dalle linee guida e la progettazione preliminare – spiega Luca Grossi, Direttore Tecnico e Responsabile Team Engineering in eFM – Poi ci siamo occupati della progettazione impiantistica, analisi antincendio e studio del verde. Infine, in fase di construction, abbiamo avuto in carico la direzione operativa degli impianti”.
L’intero set di operazioni si attiene a una strategia che punta a una sostenibilità a 360°. Questo vuol dire riduzione dell’impatto ambientale, ma anche gestione ottimale delle risorse. Soluzioni che hanno permesso alla struttura di perseguire l’ottenimento della certificazione LEED Gold, che testimonia la sua forte impronta ecologica e che aumenta la valorizzazione dell’edificio sul mercato immobiliare.
Questo traguardo è frutto di una sinergia tra aspetti urbanistici di involucro, collocazione e servizi prettamente architettonici e contenuti impiantistici di risparmio energetico. A ciò si aggiunge un lavoro di merge tra normative italiane e internazionali.
Un edificio moderno che consuma poco
Il facility management è parte integrante del DNA di eFM: un insieme di competenze che ha sicuramente aiutato a fare tesoro delle best practice necessarie per realizzare un edificio moderno, caratterizzato da una durabilità importante, basse esigenze di mantenimento e sostenibilità sul lungo periodo.
“Non è facile spiegare in poche parole come si realizza un edificio moderno che consumi poco – conclude Grossi – In questo caso mi vengono in mente tre temi: il BMS, le tecnologie applicate alla produzione dei fluidi e l’organizzazione delle centrali”.
L’acronimo BMS sta per Building Management System e fa riferimento a un controllo di gestione e regolazione automatica dell’edificio. Una tecnologia che mappa, monitora e verifica tutti i parametri funzionali elettrici e meccanici.
La tecnologia è stata necessaria anche per minimizzare i consumi dovuti alla produzione di acqua refrigerata e acqua calda per la climatizzazione. eFM ha scelto di utilizzare macchine polivalenti, che nel regime medio stagionale, rendono gratuita la produzione dei fluidi vettori termici caldi per buona parte dell’anno.
Infine, i 12.700 metri quadri di parti vivibili messi a disposizione dalla struttura hanno permesso una progettazione delle centrali in spazi ampi, approccio che riduce drasticamente sia i costi di manutenzione che i tempi di intervento quando necessario.
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