Il Workplace diventa una storia
Se quello che cerchi è stabilire un legame profondo con le persone, allora ciò di cui hai bisogno è una storia.
Sono le parole di Robert Mckee, celebre teorico del cinema e dello storytelling. Ma come fare per rendere questa storia qualcosa di abitabile? Come fare a rendere visibili le radici su cui è costruito tutto? In che modo questa storia è in grado di coinvolgere, ogni giorno, anche a distanza di anni, quelle stesse persone che la vivono?
La natura ha suggerito la forma del progetto che ha coinvolto Toyota e eFM, ma perché una storia sia viva c’è bisogno che qualcosa succeda e ci accompagni nel suo arco, fino a cambiarci dentro.
Ecco perché il workplace che eFM ha disegnato è un luogo-racconto a forma di albero ed ecco perché al suo interno si è immaginato persone in movimento, come una linfa che muove dai valori e che produce valore.
E’ un luogo-racconto perennemente incompleto senza le persone che lo abitano. Un luogo-racconto che si completa con le scelte e le emozioni, con i tragitti e gli sguardi di tutti coloro che ogni giorno vanno lì, con in testa un progetto e nel cuore uno stato d’animo.
Il progetto
“Siamo partiti da un’idea di fondo – spiega Elisa Paduano, Project Manager - Continuous Improvement Lead Workplace Design eFM – Un albero come metafora di condivisione, trasparenza. Le connessioni umane che crescono e si sprigionano verso l’alto come linfa che dalle radici sfida la gravità e corre verso le foglie.”
Due i livelli di lavoro. Da una parte, un luogo che trasformasse gli elementi valoriali in soluzioni architettoniche, per consentire a chiunque di non limitarsi a conoscere quei valori, ma di immergersi in essi, formandosi silenziosamente, solo stando lì.
Dall’altra parte, dei meccanismi, delle regole del gioco per cui quei valori non rimanessero fermi e statici, ma fossero mescolati per generare ogni giorno nuove storie. E qui abbiamo costruito, attraverso il supporto della tecnologia, soluzioni di movimento che permettessero a ciascuno di essere in parte co-autore di quella singola storia.
Ma partiamo dall’inizio. Dai valori, appunto, il cuore della storia.
Sfidare la routine per non limitarci ad accettare lo status quo;
l’idea del miglioramento lento e progressivo, dell’apprendimento continuo;
Toccare con mano, avere un’esperienza diretta delle cose;
La capacità di coinvolgere le persone nell’attività che svolgono e la piena responsabilizzazione in quello che fanno;
La condivisione come opportunità di miglioramento.
“Non sono mancate le difficoltà. Su tutte, il Covid ha imposto un blocco improvviso e repentino ai lavori, che già nel 2019 miravano all’idea di scambio e collaborazione – continua Elisa Paduano – Noi abbiamo continuato a lavorare secondo la logica dell’activity based working. Di un edificio fatto di anime, più che di piani. Di persone, prima che professionisti. Oggi possiamo dire che la nostra è stata un’idea davvero vincente. Gli spazi Toyota sono vivi, animati dalla presenza di chi lo vuole vive con piacere. Il ritorno a una “nuova” normalità. Il New Ways of Working”.
Sostenibilità e tecnologia
Il progetto Toyota, accanto all’attenzione alla persona, mette le sue radici in due concetti: sostenibilità e tecnologia.
All’interno dell’ampio concetto di sostenibilità e tenendo conto degli indicatori dell’Enea che già annunciavano risparmi di 600Kg di CO2 l’anno a lavoratore, negli interventi di riqualificazione si decide riutilizzare i 250ml di pareti vetrate esistenti con una configurazione diversa aggiungendone soltanto 75ml di pareti vetrate nuove, su ambienti che prima erano ciechi e dove la trasparenza diventava una nuova chiave di lettura per l’azienda.
Sull’aspetto della tecnologia un focus importante è dedicato all’acustica, sia in ambito di open space, dove si perde sempre di più l’idea di ambiente esclusivamente per la concentrazione per acquistare un’ambivalenza collaborativa, sia nelle sale riunioni fortemente connotate dalla modalità di utilizzo ibrida.
Considerando la volontà di passare alle pareti vetrate, rimangono pavimenti e soffitti per poter correggere il comportamento acustico degli ambienti introducendo degli elementi fonoassorbenti, che siano in grado di dissipare l’energia acustica, riducendo il campo sonoro diffuso e pertanto i tempi di riverbero.
Nel caso di Toyota il soffitto è la superficie più idonea per il trattamento acustico, in quanto:
In altri termini, la correzione acustica necessaria è compatibile con un trattamento fonoassorbente solo sul soffitto e si procede con l’applicazione nelle zone disponibili di pannelli in fibra di poliestere e con la costruzione di setti acustici in cartongesso tra la parte superiore delle pareti e l’intradosso del solaio in corrispondenza delle pareti.
In parallelo agli interventi architettonici, una volta raggiunto un adeguato parametro di tempo di riverbero, si profilano le adeguate tecnologie tenendo conto delle geometrie e le capienze. Si integrano microfoni wireless e diffusori a soffitto avvicinando l’esperienza della comunicazione digitale a quella fisica.
Conclusioni
Ecco che il workplace di Toyota non è solo un luogo ma improvvisamente è la promessa di un’avventura. E’ qualcosa di vivo, che trasmette energia solo a guardarlo, perché produce energia! Strette di mano, sorrisi, incontri, meeting, eventi, progetti. Tutto questo è l’armonia Toyota. In tempo reale.
Entrare in Toyota significa mettersi in discussione, essere coinvolti, far parte di qualcosa.
5.000 metri quadri di intervento. Circa 500 persone allocate all’immobile. Oltre 200 scrivanie reinventate attraverso una nuova configurazione. E ancora, più di 860 elementi d’arredo donati in beneficienza, in linea con i principi del riutilizzo, e della sharing economy.
Il workplace Toyota è una piccola avventura quotidiana, che può essere raccolta o meno, dipende dal giorno e dagli impegni in agenda, ma che in generale è lì ad accompagnare ogni persona che faccia parte di questa storia.
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