In un’epoca in cui gli assiomi di dematerializzazione, condivisione e modernità liquidità diventano fondamenta sociali, anche il lavoro e la modalità in cui viene svolto non vengono sottratti a questa narrazione.
“Ovunque, sempre e con il proprio device”: sono questi i nuovi postulati che smontano l’idea classica di ufficio e portano ad un nuovo modo di lavorare, accolto con grande favore dai millenials, dalla generazione Z, ma non solo.
Sono, infatti, sempre di più i freelance che decidono di non indossare un’unica “maglia” aziendale e di condividere il tempo e le competenze con più aziende, in più progetti; ma non solo, sono anche molti i lavoratori dipendenti che prediligono il lavoro flessibile basato su un rapporto fiduciario e crescenti responsabilità.
Le aziende più sensibili ai cambiamenti del mercato non assistono passivamente al fenomeno in atto, sono consapevoli dei vantaggi derivanti dall’adottare modelli di Smart Working: maggiore efficienza organizzativa, soddisfazione dei dipendenti e performance lavorative.
I dati dell’osservatorio smart working della school of management del politecnico di Milano lo confermano: le grandi imprese, nel biennio 2017-2018, hanno incrementato il ricorso al lavoro agile del 20%.
La diffusione dello Smart Working in Italia. Fonte: Osservatorio Smart Working, Politecnico di Milano
Questa tendenza delle Corporate è un risultato incoraggiante, significa che lo stile di leadership evolve: si sta smussando il retaggio culturale, tipico della società analogica, che lega la performance alla presenza fisica e stiamo assistendo alla valorizzazione del rapporto fiduciario (datore di lavoro – dipendente) e al lavoro per obiettivi e traguardi.
Si accetta, e nel caso dei più visionari si spinge, che i dipendenti lavorino in luoghi diversi dai propri uffici. Le Corporate più sensibili alle innovazioni, al lavoro liquido e all’open innovation, per contaminare le competenze “interne” con le visioni “esterne”, compiono i primi passi verso un’espansione dei confini aziendali e aggiungono i coworking come opzione lavorativa.
Siamo ad un punto in cui a tutti gli effetti la sharing economy ha fatto il suo ingresso negli spazi di lavoro: i luoghi pubblici diventano ibridi e sono a disposizione delle aziende e la vivacità delle community dei coworking diventa per la prima volta accessibile alle aziende.
Esempi virtuosi si trovano anche tra la Pubblica Amministrazione; emblematico il caso del Comune di Milano, che da pochi giorni ha concluso la seconda edizione della “Settimana del lavoro Agile”. Un’ iniziativa pensata per sensibilizzare le aziende e i lavoratori alla cultura agile e ai modelli di lavoro flessibili e che favorisce la connessione tra aziende e coworking. Questo link nell’ultima edizione è stato reso possibile grazie all’adozione di MYSPOT, la nostra piattaforma nata da un percorso di open innovation e riconosciuta da Gartner come "Cool Vendor 2018"; un luogo virtuale per favorire la connessione tra aziende e i luoghi dell’innovazione e del lavoro condiviso.
Da questa esperienza milanese crediamo che MYSPOT possa innovare ulteriormente l’idea di coworking, favorendo l’accesso non solo alle aziende, ma anche alle pubbliche amministrazioni. Questo perché, come già detto, il mondo del lavoro si deve adattare a quella che Bauman definiva “società liquida”. MYSPOT PASS rappresenta proprio questa chiave di volta che consentirà ai lavoratori di vivere e integrare nelle proprie pratiche di lavoro l’intera città, scegliendo il luogo più idoneo alla propria produttività, ispirazione e creatività.