Il generative design viene raccontato come una tecnologia lontana, futuribile, ancora tutta da scoprire. In realtà il generative design rappresenta lo stato dell’arte della progettazione contemporanea; ancor più del BIM, sarà la metodologia che renderà il settore AEC&OM veramente efficiente, digitale e collaborativo. Ma le sue possibilità possono, anzi devono ancora essere esplorate al meglio.
Il generative design applicato agli ambienti di lavoro è in grado di rivoluzionarne la progettazione e la realizzazione. Anzi, lo ha già fatto in molteplici occasioni, tanto a livello internazionale quanto a livello italiano. Non a caso si inizia già a parlare di un future office next generation design che sfrutti a pieno le capacità di calcolo messe a disposizione da hardware e software all’avanguardia.
“La tecnologia da sempre ha un impatto sulle nostre vite – commenta Nigel Ryan, Direttore Artistico di eFM – Lo stesso discorso vale per il generative design e la progettazione. Gli algoritmi da una parte sono moltiplicatori esponenziali delle possibilità espressive di un architetto. Dall’altra permettono di sviluppare una vera e propria etica della comprensione e della collaborazione”.
Infatti, il generative design, come si vedrà nei capoversi a seguire, non è soltanto un abilitatore della creatività. È soprattutto un mezzo per sviluppare un dialogo ancora più approfondito e costruttivo con i committenti. Perché mostra una strada, anzi infinite strade ideali da seguire, che però sono sempre e comunque ancorate sulla base di regole e criteri ferrei.
Dalle regole in input all’output di progetto
Il generative design si integra ad altri tool, strumenti e tecnologie dedicati alla progettazione: a partire dal machine learning, fino ad arrivare al BIM. Sfrutta algoritmi di intelligenza artificiale, che producono output di progetto sulla base di input definiti dal designer.
La definizione degli input è un primo step fondamentale. E qui emerge l’importanza di nuovi professionisti del settore, capaci di trasformare le esigenze di un essere umano che vive all’interno di uno spazio in regole comprensibili per una macchina.
Tuttavia, i dati di input iniziali non sempre possono essere dati in maniera definitiva, talvolta è necessario apportare revisioni o modifiche al progetto a causa dei cambiamenti richiesti dal cliente. Nel corso del tempo, le esigenze possono mutare per andare incontro alle aspettative e alle esperienze delle persone che abiteranno tali spazi. Ciò risulta particolarmente evidente quando ci riferiamo agli spazi ad uso uffici, in cui l'engagement e la produttività delle persone rappresentano elementi di cruciale importanza su cui le organizzazioni pongono forte attenzione.
"Questo processo iterativo di continue verifiche e revisioni conduce alla creazione del progetto finale. Quello che oggi chiamiamo 'design generativo' in realtà non rappresenta una novità," commenta Alessandro Baghin, BIM Manager di eFM. "La vera novità sta nella capacità di addestrare e sviluppare algoritmi che possano eseguire queste iterazioni in modo continuo per nostro conto. Tuttavia, per realizzarlo, è fondamentale formalizzare la conoscenza in algoritmi, che ci permetteranno di esplorare infinite possibilità progettuali, confrontando le diverse componenti di un progetto. In questo modo, potremo effettuare scelte ponderate basate su differenti opzioni qualitative."Tutto questo grazie alla possibilità di tradurre qualsiasi fattore in numeri, per poi essere trasformato in input. Dalle dimensioni effettive di uno spazio di lavoro all’illuminazione che lo caratterizza alle diverse ore del giorno. Dai limiti imposti dal Legislatore, agli economics e ai molteplici indicatori che permettono di valutare anticipatamente la qualità della vita all’interno dell’ambiente che si sta progettando.
Il generative design dunque non rappresenta un preoccupante salto in avanti della macchina rispetto all’essere umano. Al contrario è lo strumento ideale per accompagnare l'uomo potenziandone le capacità, nella progettazione di ambienti di lavoro che raggiungano gli obiettivi.
Progettare gli spazi del futuro
Il future office next generation workplace design basato su intelligenza artificiale rappresenterà un punto di svolta per tutti i player del settore immobiliare. A partire dai committenti, che potranno visionare un maggior numero di prospetti, perfettamente in linea con le loro esigenze e con i vincoli del caso.
“Il generative design e gli algoritmi permettono semplicemente di ottenere un risultato migliore – commenta Francesca Piscitelli, Digital Workplace Leader di eFM – E sarebbe riduttivo limitarsi a dire che possiamo realizzare un progetto più velocemente: grazie al potere computazionale, i nostri progettisti possono tenere conto di una quantità enorme dati, risolvere problemi complessi confrontando centinaia di opzioni, riducendo a zero i margini di errore”.
L’interazione fra il progettista e l’algoritmo permette di fare scelte innovative assicurando la massima qualità del progetto, poiché si possono generare e mettere alla prova numerose iterazioni di design complessi in modo rapido, efficiente e su larga scala.
Da questo punto di vista architettura, ingegneria, real estate e facility management seguono un trend che sta cambiando il mondo da ormai qualche anno a questa parte. Data is the new archistar, nel senso che la gestione di grandi quantità di informazione da parte di macchine addestrate adeguatamente, permette di raggiungere risultati semplicemente straordinari.