In questo momento storico sono sempre di più le aziende che riscoprono la necessità di sviluppare un nuovo modello di ufficio sostenibile. Per realizzarlo sono necessarie strutture e mezzi tecnologici adatti, ma soprattutto un approccio diverso nei confronti dei luoghi di lavoro e dei dipendenti che li animano.
“Dobbiamo smetterla di considerare lo spazio come un bene di proprietà – sostiene Daniele Di Fausto, CEO eFM – Per immaginare un futuro più sostenibile delle città, dobbiamo guardare ai luoghi come a una infrastruttura sociale”.
Il modello Hubquarter consiste proprio in questo: nella trasformazione degli uffici proprietari tradizionali in luoghi aperti. Luoghi di scambio, capaci di indirizzare le organizzazioni verso un business sostenibile, ma anche di ingaggiare maggiormente le persone che li vivono giorno dopo giorno.
Per questo motivo il modello Hubquarter può essere visto come una soluzione immobiliare vantaggiosa per le aziende da tutti i punti di vista. Il suo impatto positivo infatti tocca tanto la sfera sfera economica, quanto quella sociale e ambientale.
La pandemia e il cambio di paradigma
Per anni il concetto di ufficio sostenibile è sembrato semplicemente un’utopia. Il modello tradizionale di Headquarter era (o per lo meno sembrava) l’unico possibile: l’ufficio inteso come luogo di produzione definito e controllato, caratterizzato da una scansione rigida del tempo di vita del lavoratore. L’iconica “timbratura del cartellino”, che spesso andava di pari passi con organizzazioni gerarchiche e distribuzioni di compiti pianificate in profondità.
Poi la pandemia da Covid-19 ha letteralmente stravolto il modello di cui sopra. La crisi sanitaria ha portato a una crescita esponenziale dei cosiddetti smart workers: siamo passati da una media di circa 500.000 persone, con una crescita di circa 19.000 persone l’anno, a picchi da oltre 7,5 milioni.
L’esplosione del lavoro da casa, o da un qualunque luogo altro rispetto all’ufficio, sembra avere cancellato una volta per tutte la storica equazione “luogo=funzione”. Al giorno d’oggi infatti ogni luogo viene percepito come potenzialmente in grado di ospitare funzioni ed esperienze diverse.
Questa nuova consapevolezza apre a opportunità inedite nell’ottica della realizzazione di un business sostenibile, ma anche più vicino alle esigenze delle persone. In entrambi i casi infatti si va verso un approccio che permetta di ridurre lo spreco di risorse e che, parallelamente, metta il lavoratore e il suo engagement al centro della visione aziendale.
Hubquarter: il nuovo ufficio sostenibile
L’ecosistema Hubquarter è un valido esempio di nuovo ufficio sostenibile e sta venendo adottato da diverse grandi corporate italiane e internazionali.
Lo scopo dell’Hubquarter consiste nello sfruttare al meglio la disponibilità di spazi di lavoro. Soltanto in Italia si contano quasi 40 milioni di metri quadri di uffici pubblici, con postazioni di lavoro che, in media, occupano addirittura 50 metri quadri l’una. Il problema è che una postazione di lavoro viene utilizzata soltanto il 12% delle canoniche 8 ore lavorative.
“Nelle nostre città ci sono molti spazi che sono sottoutilizzati – prosegue Daniele Di Fausto, CEO eFM – La nostra idea è prenderne una parte e aprirla al territorio. Trasformare i luoghi inutilizzati in luoghi di lavoro, ma anche di apprendimento e di cura”.
Trasformare gli uffici tradizionali in hub strategici permette di attivare un business sostenibile, ma non solo. L’obiettivo a lungo termine infatti è soprattutto quello di cambiare il modo in cui le persone vivono il lavoro e i suoi spazi.
La condivisione di luoghi esistenti dunque non genera soltanto valore economico: genera valore per le persone, le organizzazioni, l’ambiente. Il tutto senza rinunciare in alcun modo alla capillarità tipica dell’ufficio tradizionale, ma anzi potenziandola. Basti pensare che in Italia si raggiungerebbe la cifra di 1 milione di postazioni di lavoro se le grandi aziende mettessero in condivisione soltanto l’1% dei loro spazi.
Per quanto riguarda la sostenibilità economica, i vantaggi offerti alle organizzazioni sono molteplici: spaziano dall’aumento dell'efficienza all'impatto sull’attraction; dalla redemption dei dipendenti alla riduzione dei costi immobiliari. Bisogna infatti considerare che l’utilizzo di sedi più piccole e secondarie può avere un impatto in termini affitto, manutenzione e utenze.
In termini di sostenibilità sociale, l'Hubquarter può offrire molti vantaggi per i dipendenti: maggiore flessibilità e riduzione dei tempi di trasporto. Ma anche maggiore produttività, risparmio di costi e migliore equilibrio tra vita professionale e privata. Inoltre, l'ufficio diffuso può consentire alle aziende di includere dipendenti che altrimenti non sarebbero in grado di lavorare in una sede aziendale tradizionale. Si pensi in tal senso ai genitori con responsabilità di cura, alle persone che vivono in zone remote e così via.
Infine anche l’ambiente può ottenere vantaggi significativi. L’ufficio diffuso può contribuire a ridurre l'impronta ecologica delle aziende attraverso un minore utilizzo dell’energia e delle risorse naturali: tanto durante la fase di realizzazione, quanto nella gestione degli uffici. Parallelamente diminuisce anche l’inquinamento connesso agli spostamenti dei lavoratori da casa agli uffici.
La tecnologia che abilita l’ufficio sostenibile
Per attivare il modello di ufficio sostenibile Hubquarter non bastano le infrastrutture immobiliari, che come visto già ci sono e in sovrabbondanza. È necessaria anche una piattaforma tecnologica che sia in grado di abilitare e gestire gli spazi condivisi.
La piattaforma tecnologica dietro Hubquarter (MYSPOT) fornisce servizi classificabili all’interno di tre macro-categorie. La prima riguarda i luoghi (Places) e ha a che fare con la possibilità di prenotare gli spazi inutilizzati, rendendoli di fatto accessibili.
La seconda macro-categoria si concentra sulle persone (People): si pensi in tal senso a tutti quei servizi che permettono di potenziare l’esperienza lavorativa del singolo, rendendola più flessibile, ma anche più creativa.
Infine MYSPOT è una vera e propria piattaforma (Platform). Ciò vuol dire che permette di misurare tutti i dati relativi allo spazio e alle persone che lo abitano: a partire da quelli tangibili, fino ad arrivare a quelli intangibili. E qui si entra nel merito delle relazioni e dell’engagement: fattori che impattano sulla soddisfazione del singolo e, di conseguenza, sulla sua produttività.
Grazie all’Hubquarter anche una “semplice” giornata di lavoro diventa parte integrante di un processo di business sostenibile di portata infinitamente superiore. Basti pensare che, attraverso l’ottimizzazione e il ripensamento degli spazi di lavoro pubblici e privati, è possibile generare un saving di oltre 140 miliardi di euro.