Le antiche mappe medievali, con le loro rappresentazioni distorte e sproporzionate, possono sembrare rudimentali e addirittura buffe al nostro sguardo moderno. Tuttavia, rivelano un’intuizione profonda che continua a guidare il modo in cui percepiamo gli spazi oggi: non solo una descrizione geografica ma un suggerimento delle possibilità di incontro, connessione e esperienza che ogni luogo può offrire. Così come una mappa medievale orientava i viaggiatori non secondo le misure esatte, ma in base alle comunità e alle città presenti, anche oggi le nuove tecnologie stanno cercando di restituire allo spazio il suo potenziale di esperienza. Ne è un esempio Myspot, inserita da Gartner tra i Cool Vendor, e che rappresenta l'evoluzione di questo concetto, consentendo agli utenti di scegliere gli spazi non solo per le loro caratteristiche fisiche, ma per il loro "coefficiente di engagement."
Daniele Di Fausto, CEO di eFM e Founder di Venture Thinking, ha esplorato questi concetti in un'intervista ad Andrea Granelli, fondatore e Ceo di Kanso, sulle pagine di Fortune Italia.
Secondo Granelli “Lo spazio è il φάρμακον (phármakon) della nostra epoca. Cura e veleno, allo stesso tempo. Cura, se saremo in grado di abilitare la dimensione della space awareness, quella consapevolezza dello spazio e della sua natura potentissima e composita che ci mette nella condizione di scegliere. Veleno, se culleremo l’illusione di abitare lo spazio nel modo in cui lo abbiamo fatto finora, ignorando il cambiamento profondo che è in corso. I manager delle aziende” ha aggiunto “devono evolvere da figure di controllo a figure di relazione, da esperti di numeri a esperti di persone. La sfida del lavoro non è la presenza o la distanza: l’intero sistema si misura ormai in base a quella che i greci chiamavano eudaimonia, ossia la particolare felicità che si lega al senso specifico di una prospettiva, ad uno scopo”.
Questa visione porta alla costruzioe di modelli di lavoro ibridi e distribuiti, che Gartner ha individuato essere l'ambizione per oltre il 77% dei lavoratori. Si tratta di una trasformazione che sposta l’attenzione dal concetto monolitico di ufficio al sistema diffuso di luoghi interconnessi, che comprende sia spazi fisici che digitali.
La rigenerazione urbana, un tema sempre più attuale, mette in discussione la destinazione d’uso degli spazi e delle città. Lo svuotamento di molti uffici non significa che le persone non abbiano più bisogno di un luogo dove lavorare, bensì che cercano spazi diversi, spesso più vicini a casa e più integrati con la propria quotidianità. Rigenerare uno spazio significa dare nuova vita e preservare il genius loci, quella speciale identità che ogni luogo porta con sé. Secondo Granelli, trasformare drasticamente la destinazione d’uso di un territorio può spezzare il legame invisibile che unisce lo spazio alla comunità. La rigenerazione può invece essere un’opportunità se orientata verso un uso condiviso e inclusivo, che favorisce la connettività tra territori urbani e rurali, e valorizza il patrimonio culturale e sociale di ogni area.
In definitiva, costruire una cultura dello spazio che rispetti e valorizzi il potenziale di ogni luogo è fondamentale per mantenere la coesione sociale e ampliare le opportunità di esperienza. La rigenerazione urbana può diventare un moltiplicatore di valore se orientata a una visione inclusiva e sostenibile, in cui i territori, piccoli e grandi, beneficiano dell'integrazione e del dialogo continuo tra i vari attori sociali ed economici.