Dalla prima pagina de Il Messaggero, lunedì 14 settembre 2020
La rivoluzione possibile per i giovani della capitale
di Nicola Martinelli e Marco Simoni.
La responsabilità degli edifici scolastici è del Comune, anche se forse non tutti lo sanno. E’ responsabilità del Comune dunque anche la loro manutenzione, ventilazione, salubrità, la sostenibilità. Basta ricordare questo per capire che il tema della scuola non riguarda solo il Governo, ma che al contrario su aspetti assolutamente fondamentali, dipende da politiche locali.
Ce lo ha ben spiegato la storia degli ultimi venti anni: sono state le città – più che gli Stati – a fare la differenza per crescita economica e inclusione sociale, essendo o non essendo capaci di coniugare visione, progettualità, partecipazione, nuove tecnologie. E la questione romana dell’oggi dipende proprio da questo: mancanza di crescita economica e crescenti drammatiche disuguaglianze.
La scuola, al contrario, è il più potente strumento di inclusione e uguaglianza di opportunità. Come spiega il grande studioso Branko Milanovic nel suo ultimo libro, senza un forte investimento nella scuola che significa parità di opportunità, le disuguaglianze si aggravano di generazione in generazione. Anche su questo Roma appare così tanto indietro, eppure la città ha le competenze, le esperienze, le capacità e le tecnologie necessarie.
Il Covid ci ha mostrato che alcuni strumenti, a partire dal digitale, li usavamo meno di quanto avremmo potuto. Abbiamo visto che in moltissimi luoghi la reattività degli insegnanti è stata straordinaria, le loro competenze e esperienze spesso di avanguardia. Gli insegnanti hanno dimostrato ancora una volta di essere attori generativi, che però vengono lasciati ognuno nel suo ambito. Al contrario: le loro esperienze e capacità vanno messe a rete per rendere finalmente la scuola, nel suo insieme, un patrimonio integrato nella vita della città.
Una osservazione di partenza: a Roma vivono circa 290 mila studenti, in 1487 istituti scolastici che ospitano 13264 classi, 514 aule magne, 1060 tra piscine e palestre, diversi spazi didattici laboratoriali. Lo stato conservativo e di sicurezza di questi edifici è a dir poco rivedibile e esistono piani di adeguamento antincendio, sismico e energetico utili ma non sufficienti per la trasformazione necessaria.
La piattaforma digitale MySpot, start-up nata a Roma con lo scopo di mettere a rete luoghi fisici, ha generato una mappa che mostra la diffusione di questi spazi nel territorio. Rimangono il 30% degli istituti senza una palestra, e il 60% senza un’aula magna. Le risorse già stanziate e quelle, ad esempio, del Recovery Fund, devono dunque essere orientate prioritariamente a colmare questa lacuna soprattutto perché, confrontando questa distribuzione con le Mappe della Disuguaglianza (Donzelli 2019), si nota che palestre e teatri a Roma sono di meno proprio nei quartieri dove maggiore il numero di giovani!
La manutenzione ordinaria dunque non basta, gli investimenti devono essere trasformativi affinché questo patrimonio vada reso adeguato a un utilizzo esperienziale: non solo nuovi impianti elettrici ma trasformare, ad esempio, ogni aula didattica in un hub digitale che consenta la connessione con altre aule di Roma e del mondo. Ma soprattutto: oggi questo patrimonio di spazi è utilizzato in maniera molto frammentata e diseguale; in pochi esempi d’avanguardia le palestre sono messe a rete per società sportive; raramente le aule magne.
Invece: la realizzazione di aule digitali, palestre, aule magne e laboratori attrezzati che diventano accessibili dal territorio sulla base di programmi integrati agli istituti, e con regole di accesso trasparenti, deve essere la regola e non l’eccezione. Consentirà di integrare sistematicamente le risorse del territorio – aziende innovative, società sportive, associazioni del terzo settore – per offrire ai ragazzi esperienze formative extracurriculari, basate sulle arti performative, musicali, digitali e sul teatro.
In tal modo, le esperienze dei nostri insegnanti, anche quelle accumulate con la didattica a distanza, e la facilità di utilizzo di strumenti digitali messi a servizio dei beni comuni possono diventare un formidabile strumento non di isolamento, ma al contrario, utile ad aumentare i nostri incontri, moltiplicare le opportunità di conoscenza fisica, e anche scoprire che è possibile e bello usare anche gli spazi aperti più di quanto facessimo prima.
Questo lo spiega da tempo la piattaforma di scuolenaturali.it , nata proprio a Roma ad opera di Danilo Casertano, educatore e pedagogo. Questa esperienza ha ispirato una importante recente legge della regione Lazio che consente lo svolgimento delle lezioni all’aria aperta nella scuola da zero ai sei anni. Per rendere l’idea tangibile e concreta sarà ora necessario mappare anche quei luoghi, dai parchi ai giardini, infrastrutturarli e metterli a disposizione - con regole chiare e procedure definite. Chiaramente sono solo i primi passi, ma sufficienti per insegnarci che con la fatica e il tempo necessari a vere trasformazioni, a Roma cambiamenti profondi possono cominciare rapidamente.
Nicola Martinelli, Imprenditore e co-fondatore di “Scuola costituente”
Marco Simoni, Università Luiss